Consultori, porte aperte alle Associazioni Pro Vita: i sanitari sono a favore?

Grazie ad un emendamento al Decreto PNRR, approvato ad aprile scorso, le porte dei Consultori saranno aperte ai volontari Pro Vita. La decisione, accolta con favore delle Associazioni del terzo settore contrarie all’aborto, ha creato malcontento tra coloro che temono la messa in discussione della legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza

Il via libera al Decreto PNRR (Ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr), varato durante il mese di aprile, ha aperto le porte dei Consultori ai volontari Pro Vita. La decisione, approvata dalle Associazioni del terzo settore contrarie all’aborto, è finita, invece, nel mirino delle polemiche scatenate dai sostenitori della legge 194 che, approvata nel 1978, ha legalizzato l'interruzione volontaria di gravidanza. Le Associazioni di volontariato che hanno accolto con favore l’emendamento hanno sottolineano quanto il testo in questione ribadisca l’attuazione di disposizioni già previste dall’art. 2 della legge 194 sull’aborto: “Le Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica - recita l’articolo - anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Le considerazioni dei ginecologi

Tra i pareri contrari quello della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo): "Il lavoro di tutte le associazioni di volontariato che dovrebbero, dopo attenta valutazione, collaborare con i consultori non potrà mai vicariare la centralità del lavoro del personale sanitario strutturato che sarà sempre garanzia di equità di approccio, di imparzialità e scientificità di counselling, di correttezza metodologica, di massimo rispetto delle scelte motivate delle donne, di assenza di interferenze, di corretta interpretazione dello spirito della legge 194". Per la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, la 194, "mette al centro i consultori e ribadendo la finalità della legge, guarda alla scelta della donna, offrendole supporto sia durante la gravidanza che dopo la nascita solo dopo la libera decisione della donna, a continuare la gravidanza”.

Il parere delle ostetriche

La Sigo è convita che “ricordare l’esperienza quotidiana degli operatori dei consultori significa ricordare anche il contributo fondamentale dato alla riduzione costante del ricorso all'interruzione di gravidanza, resa possibile da una continua presa in carico delle scelte delle donne, come testimoniato dal fatto che i colloqui per Interruzione volontaria di gravidanza sono più numerosi delle certificazioni, alla diffusione delle conoscenze dei metodi contraccettivi tra i giovani e non solo, ma anche all'accompagnamento alla nascita per molte donne che rappresenta la principale attività per le nostre strutture".

Anche la FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica, a poche ore dall’approvazione dell’emendamento in questione, ha ricordato gli obiettivi raggiunti con l’approvazione della legge 194. “La legalizzazione dell'aborto, un accesso maggiore alla contraccezione e ai consultori familiari, infatti - spiega la Presidente della FNOPO, Silvia Vaccari -, hanno permesso alle donne italiane, da un lato di prevenire le gravidanze indesiderate, dall'altro di tutelare la propria salute psicofisica. La legge 194 ha avuto un duplice effetto positivo: non solo gli aborti sono usciti dalla clandestinità, ma sono anche diminuiti, passando dai 234mila del 1983 (anno record) ai 66.400 nel 2020".

Gli attivisti Pro Life

Si è definita “incredula” delle polemiche sollevate dall’approvazione di questo emendamento Maria Rachele Ruiu, attivista Pro Life, intervistata nel corso della trasmissione televisiva ‘Tagadà’, in onda su La7: “Si discute del fatto che dare la possibilità ad una donna spaventata di poter accogliere un figlio non vada bene. Sono sconvolta da questa lettura ideologica. Le Associazioni a cui si aprono le porte sono quelle abituate a sostenere le donne. Questa lettura ideologica e politica fa male alle donne. Poiché credo che oggi in Italia non ci sia nessuna donna che non abbia potuto abortire per inadempienza da parte di medici e sanitari alla legge 194, ma ci sono invece tantissime donne che non hanno alternative valide all’aborto perché impossibilità da condizioni socio-economiche svantaggiate”.

A mediare le polemiche è stato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci: “Come ha detto il presidente del Consiglio, noi non abbiamo nessuna intenzione di modificate la legge 194, non c'è nessuna voglia e non so perché - ha concluso il Ministro Schillaci, intervenendo a margine della presentazione della giornata della Salute della donna, a Roma – ci siano tutte queste polemiche". 

Di: Isabella Faggiano, giornalista professionista

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